Giorgio Agamben, filosofo
italiano, autore de Il sacramento del
linguaggio, sostiene che «la parola comunica sul presupposto di una fiducia
reciproca tra gli interlocutori, altrimenti diventa vuota e vana formula».
A questo presupposto di
reciprocità s’ispira il Collega Vincenzo Varagona, della Redazione Tgr Rai
Marche, quando pubblica il libro
Comunicare Dio. Dalla Creazione alla Chiesa di Papa Francesco (Ecra
Edizioni, € 16,00). In realtà, il pensiero dell’Autore è una riflessione
intorno al modo con il quale Dio comunica se stesso mentre, fidandosi
dell’Uomo, fa in modo che ogni sua parola diventi un fatto, una persona, Gesù
Cristo (Card. E. Menichelli, Prefazione).
Per diventare poi, dopo la
Pentecoste, missione della Chiesa nel mondo: «L’annuncio è la missione più
importante che Dio stesso testimonia e che affida all’uomo, il quale, conoscendo
che la fantasia di Dio è straordinaria, in Lui trova fonte d’ispirazione per
parlare di Dio attraverso varie forme di espressione artistica, dall’arte alla
musica» (pag. 13-14).
E poiché è carisma della
Chiesa «promuovere la giustizia nella ricerca del bene comune», secondo il
Prof. G. Rivetti (cfr. Presentazione),
è lodevole che Varagona rivolga particolare attenzione «al ruolo dei mezzi di
comunicazione poiché la persona umana e la comunità umana sono il fine e la
misura dell’uso di tali mezzi».
Nucleo, cuore e centro di
Dio creatore e comunicatore è il Verbo, Parola per eccellenza, Gesù, che fa
della parabola la comunicazione privilegiata del progetto di Dio per l’umanità.
Che in Gesù la parola e l’azione siano complementari è evidente perché in Lui
«la signoria di Dio è dimostrata attraverso le opere e illustrata attraverso le
parole» (pag. 17).
Non va dimenticato che nella
tradizione rabbinica anteriore a Gesù non è possibile trovare una sola vera
parabola contro le almeno 41 dei Sinottici; e neppure se ne trovano nel resto
del Nuovo Testamento, in San Paolo, per esempio, che pure ama molto la
comunicazione figurata. Per Gesù, invece, le parabole costituiscono il veicolo
preferito per annunciare che “il regno di Dio è vicino” (cfr. Lambiasi-Tangorra,
Gesù Cristo comunicatore. Paoline,
1997).
Il messaggio che Varagona
propone alla riflessione del Lettore è che la Chiesa, fattasi interprete privilegiata
della comunicazione del Vangelo all’Urbe
e all’Orbe «pur attraversando fasi complesse, ha sempre cercato nuove
strade per diffondere in modo efficace il messaggio di salvezza».
Un fine, questo, che noi giornalisti
cattolici dobbiamo tenere presente tanto per la sua intrinseca necessità quanto
per la sua straordinaria efficacia. Il potere dei media sta rivoluzionando la Chiesa; non stare al passo di questa
modernità significa ignorare la grande opportunità che la Chiesa ha di mettersi
in gioco in un mondo sempre più complesso e articolato.
Non è un caso che Papa Francesco, sbarcato su un nuovo pianeta del web,
Istagram, dopo il canale multilingue Vatican su You Tube, e gli oltre 25milioni di follower sulla piattaforma Twitter
e le catechesi su Telegram, abbia
chiamato per rivoluzionare i media
vaticani uno come Monsignor Viganò, che ama Holliwood, Fellini e i social network.
La Chiesa di Bergoglio,
proiettata dal centro alla periferia è la cartina di tornasole della
spontaneità e dell’immediatezza di questo Papa. E quest’aspetto importante del Papa,
venuto dall’altra parte del mondo, non sfugge alla riflessione di Varagona
quando intervista il biblista Servita Alberto Maggi, condirettore
del Centro Studi Biblici Vannucci di
Montefano, il quale dice: «…si è finalmente compreso che non eravamo fuori
della Chiesa, come venivamo incolpati, ma solo fedeli al Vangelo, quando già
vent’anni fa dicevamo le stesse cose che oggi dice Papa Bergoglio…».
A significare che cosa
questa “polemica”? Che, come dice Varagona, in missione per la comunicazione
non ci vanno solo Ordini, Congregazioni e Santi predicatori, ma una Chiesa che –
anche per mezzo di ognuno di noi – «si presta ad attese e speranza, perché è
convinzione comune che fosse necessario costruire una maggiore unitarietà e
sinergia nell’azione comunicativa della Santa Sede, in particolare con i due
appuntamenti di grande rilevanza come il Sinodo della Famiglia e il Giubileo
della misericordia».
Oreste Mendolìa Gallino
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