L’acronimo DIU sta per Diritto Internazionale Umanitario. Il DIU ha l’obiettivo di
limitare, per ragioni umanitarie, gli effetti dei conflitti armati sui
combattenti e sulle popolazioni civili. Esso è perciò vocazione di Croce Rossa e MezzalunaRossa Internazionale, la Rete umanitaria globale, presente in 187
nazioni, di 80milioni di persone, tra membri e Volontari, che si adoperano per
aiutare chi è colpito da un conflitto armato o da problemi sanitari e sociali.
A quest’argomento di grande
attualità è stato dedicato il Convegno intitolato Diritti Umani e IntegrAzione. Il ruolo della Croce Rossa, promosso
dal Comitato jesino di Croce Rossa
Italiana, col
patrocinio del Comune di Jesi e della Consulta della Pace, che si è svolto il
14 maggio presso il Palazzo della Signoria, a Jesi.
Un appuntamento in sintonia
con “Protect
Humanity – Stop indifference”, l’iniziativa globale ideata dalla Federazione
Internazionale di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa “per creare solidarietà ed
empatia nei confronti dei migranti più vulnerabili e per chiedere la loro
protezione come una questione di responsabilità collettiva”. Un appello, quello
della Federazione, rivolto a tutti, per garantire protezione, sicurezza e
dignità ai migranti, senza discriminazioni, in ogni fase del loro viaggio verso
la libertà.
All’apertura dei
lavori sette Donne, tra Volontarie e Crocerossine, hanno enunciato solennemente
ciascuno dei Princìpi Fondamentali del Movimento Internazionale di Croce Rossa, che ne costituiscono lo spirito e
l’etica: Umanità, Imparzialità,
Neutralità, Indipendenza, Volontarietà, Unità e Universalità, adottati a Vienna nell’ottobre 1965.
A moderare il dibattito, la
Direttrice di Voce della Vallesina, Beatrice Testadiferro che, prendendo la
parola, ha auspicato che eventi pubblici come questo siano «oggetto di maggiore
informazione, allo scopo di abbattere i pregiudizi e assumere quegli stili di
vita propri di chi lavora quotidianamente per l’accoglienza e l’integrazione
dei migranti» e che siano «adottati dall’Ordine dei Giornalisti per essere
inseriti nel sistema dei Corsi di Formazione cui tutti gli iscritti sono
obbligati per Legge».
Ospiti di rilievo gli avvocati Cristina Perozzi e Marzia Como, Consigliere Qualificate e
Istruttrici di Diritto Internazionale Umanitario presso Croce Rossa. Presenti,
per l’occasione, Autorità militari e civili, tra cui l’Assessore ai Servizi
Sociali del Comune di Jesi, Dottoressa Campanelli,
che ha dato il benvenuto ai partecipanti.
La prolusione è stata tenuta
dal neo eletto Presidente del Comitato
locale, Dottor Bravi che ha
esordito dicendo che «è importante che il messaggio partito oggi con
quest’iniziativa di carattere pubblico sia accolto e recepito per il suo
intrinseco valore. Perché – ha proseguito Bravi – i flussi migratori stanno
diventando un problema sociale insopportabile di cui anche la Politica è
responsabile. Proviamo commozione per il bambino fotografato privo di vita
sulla riva del mare ma non riusciamo neppure a immaginare quante vittime mieta l’ondata
di migrazione proveniente dalla Siria. Non è più tollerabile che un richiedente
asilo attenda oltre un anno e mezzo per vedere riconosciuto il suo diritto
inalienabile alla vita e alla sua dignità di persona umana. Un procedimento
burocratico in cui l’Italia stenta a mettersi al passo con i Paesi ove i
diritti umanitari dei migranti sono molto più difesi e assistiti».
L’intervento dell’avvocato Perozzi
si è attestato sul Diritto Internazionale
Umanitario dei conflitti armati e sui diritti umani. È nota, infatti,
l’esperienza della Relatrice che ha ricoperto l’incarico di Giudice tutelare in
Ascoli Piceno, è specializzata in Tutela Internazionale dei diritti umani, è Tutore
volontario presso il Tribunale dei Minori nelle Marche, e ha partecipato a
missioni umanitarie in Brasile e in Palestina.
«Alla violazione dei diritti
umani – ha esordito Perozzi – non è neppure esente l’Italia, il Paese che più
al mondo vanta una secolare tradizione culturale e di civiltà. Importante è
riconoscere il problema, affrontarlo e correggere quello che è sbagliato. La
Storia, tuttavia – ha proseguito la Relatrice –, testimonia che il
riconoscimento dei diritti umani ha radici fino ai tempi di Ciro» (559-529
a.C.), il sovrano che per legittimare la propria conquista di Babilonia cercò
di guadagnare il favore dei suoi nuovi sudditi promuovendo una forma di
tolleranza religiosa e di libertà. Una parabola, quella del riconoscimento dei
diritti fondamentali della Persona, che da quell’alba pre-cristiana arriva fino
alla modernità e si attesta nella figura di Henry Dunant, primo Nobel per la Pace (1901), che nel 1859, anno della Battaglia di Solferino, getta
le basi per la costituzione del movimento di Croce Rossa.
Perozzi ha ricordato che «durante
la Seconda Guerra mondiale l’idea dei diritti umani è stata completamente messa
in crisi e rinnegata, perché abbiamo assistito a forme di negazione di quei
diritti, come la persecuzione degli Ebrei e di talune minoranze etniche per
mano della Germania».
L’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) è nata proprio al termine di quel conflitto mondiale (24
ottobre 1945), e vi aderirono 193 nazioni su 205, per “mantenere la pace e la
sicurezza internazionale” ma, in particolare, “per promuovere il rispetto dei
diritti umani e delle libertà fondamentali a vantaggio di tutti gli individui”.
Secondo la Relatrice, la
nascita di Organismi come l’ONU, e la sua Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948, dimostra «che c’è sempre la
possibilità di risolvere a livello di diplomazia un’emergenza umanitaria come è
quella contemporanea della migrazione».
Perozzi ha denunciato senza
giri di parole che «la nazione, tra le 28 che aderiscono alla Comunità Europea,
che più viola i diritti umani non applicando le sentenze della Corte
Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo (1950), è l’Italia». Sembra impossibile ma è vero:
la nazione ove Croce Rossa è nata, nelle intenzioni del suo Fondatore di lenire
le sofferenze di quelli che giacevano feriti e agonizzanti nel campo di
battaglia tra Solferino e Castiglion delle Stiviere, è proprio quella che incorre
ripetutamente in sanzioni per il trattamento disumano che impone agli immigrati!
In particolare si denunciano
ripetute limitazioni della libertà, violenza razzista e xenofoba in Rosarno, tortura
per illegale respingimento di navi di migranti in Sicilia, discriminazione di
minoranze etniche come Rom e Sinti; «in Italia – dice Perozzi – nessuno darebbe
un lavoro a uno di loro, mentre è nota la condanna del nostro Governo per avere
distratto fondi pervenuti dalla UE destinandoli a fini che non sono stati
l’integrazione delle minoranze etniche ma il respingimento e il rimpatrio illegittimi
di migranti perché fatti senza l’utilizzo dei più elementari princìpi di tutela
della dignità umana».
«La lista delle violazioni
nel mondo è lunga – ha detto la Relatrice. In 81 Paesi, le persone che dissentono
da chi comanda sono torturate; in 54 Paesi si affrontano processi iniqui, senza
garanzie giuridiche; in 77 Paesi al mondo esistono forti limitazioni della
libertà di espressione, che giungono fino alla segregazione e alla scomparsa
nel nulla dei perseguitati».
Alle violazioni dei più
elementari diritti dell’uomo, denunciate dall’appassionata relazione
dell’avvocato Perozzi, ha fatto
seguito l’esposizione dell’avvocato Marzia Como, proveniente da Gorizia, di provata
esperienza professionale, anche al servizio di Croce Rossa in qualità di
formatrice di Diritto Internazionale Umanitario per il personale di Guardia di
Finanza, di Carabinieri e di Esercito Italiano destinato a missioni umanitarie
nel mondo. Questa Relatrice ha trattato lo spinoso tema del Sistema di protezione internazionale dei richiedenti asilo, in termini di Diritto,
dovere e opportunità.
L’avvocato Como ha detto che
occorre dare il giusto significato ai termini migrante, profugo e rifugiato, perché così facendo si può «comprendere
correttamente quello che accade realmente». Una testimonianza, la sua, che fa
eco a quella del Delegato UNHCR Luca Pacini presso il Convegno Jesi, città accogliente? del 30 aprile
scorso, secondo cui «si tende a generalizzare, perciò a confonderli, i concetti
di “immigrato”, “rifugiato” e “richiedente asilo politico”». E sempre alle parole di Pacini si è riferita, seppure indirettamente,
l’avvocato Como quando ha detto che «l’efficacia
delle procedure e la capacità di definire lo status dei
richiedenti asilo in breve tempo, senza sacrificare alcun diritto,
rappresenta un’opportunità di miglioramento dell’esistenza di questi individui».
E che «le criticità da tempo evidenziate per l’accoglimento della richiesta di
asilo impongono un’attenta riflessione sull’esigenza di modificare la normativa, rendendola più rispondente alle necessità urgenti di questo tipo
di migranti».
Sorella Cinzia Sorrentino, Crocerossina
del Comitato di Fermo, ha testimoniato la buona qualità dello stile di vita dei
cento profughi che adesso sono ospitati presso il seminario della sua Città:
esperienza d’integrazione che tra avversità, progetti didattici e d’inserimento
lavorativo e l’importante contributo del Volontariato locale, conferma la
concreta speranza in una vita migliore per chi entra nel nostro Paese.
A legittimare questa
speranza, non andata delusa, ha contribuito il breve intervento di Adolph, senegalese ospitato a Fermo,
che ha parlato delle reali possibilità d’integrazione per lui trasformate in un
impiego retribuito presso la lavanderia della comunità fermana in cui oggi
vive.
La testimonianza di Adolph,
come ha terminato la moderatrice Testadiferro, «è stata la sintesi del senso di
questo Convegno dove, al centro del tema non ci sono né profughi né migranti né
rifugiati ma Persone, parti di un’Umanità della quale non possiamo continuare
ad aver paura, e che, al contrario, dobbiamo imparare a conoscere per rispettarla,
pure nella sua diversità»…
Oreste Mendolìa Gallino
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